Dopo il 1934, la politica di Adolf Hitler fu autoritaria all’interno ed espansionistica all’esterno.
In Germania, Hitler consolidò il potere trasformando il Paese in una dittatura totalitaria. Ogni forma di opposizione fu eliminata, il potere venne centralizzato, e il regime si fondò su un intenso uso della propaganda e sul culto della personalità. La libertà di stampa scomparve, e ogni aspetto della vita pubblica fu controllato dallo Stato.
Sul piano economico, avviò un grande programma di riarmo militare, in aperta violazione del Trattato di Versailles, e riorganizzò l’intera economia per preparare la Germania alla guerra. L’industria fu indirizzata verso la produzione bellica e la disoccupazione fu ridotta attraverso lavori pubblici e progetti militari.
In politica estera, Hitler perseguiva l’idea di una "Grande Germania", sostenendo il diritto del popolo tedesco a unificarsi sotto un unico Stato. Questo portò all’annessione dell’Austria (Anschluss) nel 1938 e a forti pressioni per ottenere i Sudeti, regione della Cecoslovacchia considerata parte integrante della nazione tedesca.
Tali azioni evidenziarono l’indifferenza del regime nazista verso la diplomazia e gli accordi internazionali, pur di perseguire la propria politica espansionistica.
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