La successione dei governi italiani durante la Prima Guerra Mondiale riflette le turbolenze politiche e i cambiamenti drammatici che l'Italia attraversò in quel periodo critico della sua storia. Antonio Salandra, succeduto a Giovanni Giolitti, assunse la carica di presidente del Consiglio dei ministri il 21 marzo 1914. Inizialmente, adottò una politica di neutralità , in linea con la posizione che l'Italia aveva deciso di mantenere all'inizio del conflitto. Tuttavia, nonostante l'opposizione del parlamento e le difficoltà economiche, Salandra, insieme al suo ministro degli esteri Sidney Sonnino, portò il paese in guerra il 23 maggio 1915. Questa decisione fu controversa e portò a conseguenze significative per l'Italia, tra cui un pesante indebitamento dovuto agli sforzi bellici e risultati militari spesso deludenti.
A causa di questi insuccessi e delle difficoltà economiche, Salandra fu costretto a rassegnare le dimissioni il 18 giugno 1916. Paolo Boselli gli succedette come Presidente del Consiglio, ma anche il suo mandato fu segnato da difficoltà , culminando nella disastrosa sconfitta di Caporetto il 24 ottobre 1917, un evento che scosse profondamente il morale e la fiducia dell'Italia.
La grave sconfitta a Caporetto portò alle dimissioni di Boselli il 30 ottobre 1917, e il re Vittorio Emanuele III nominò Vittorio Emanuele Orlando come suo successore. Orlando, noto per le sue capacità diplomatiche, guidò l'Italia attraverso la fase finale della guerra e rappresentò il paese alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919, dove si discussero i trattati che ridefinirono la mappa geopolitica dell'Europa post-bellica.
Orlando divenne una figura chiave nel panorama politico italiano del dopoguerra, anche se dovette affrontare le complesse conseguenze della guerra, tra cui il malcontento per i risultati territoriali ottenuti con i trattati di pace, che non soddisfacevano completamente le aspettative italiane, portando al concetto di "vittoria mutilata".
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